• Titolo progetto: Progetto di ricerca-azione: Le capacità di cura della famiglia povera. Il ruolo della donna nel contrasto della povertà.
• Committente: Regione Toscana
• Ente realizzatore: Regione Toscana, Ufficio Scolastico Regionale e Fondazione Labos.
• Problema affrontato: da una precedente ricerca realizzata nella Provincia di Massa-Carrara, emerge che le famiglie povere non solo esprimono bisogno e domande rilevanti di intervento assistenziale; ma sono capaci di svolgere numerosi compiti di “cura” nei confronti dei loro componenti, pur nella scarsità di risorse – emotive, finanziarie, di sostegno – di cui dispongono.
Tali risultati conoscitivi richiedono, però, ulteriori approfondimenti e l’utilizzo di metodi di osservazione innovativi, capaci di meglio evidenziare le dinamiche interne della famiglia e le relazioni di aiuto.
• Obiettivi del progetto: la ricerca-azione intende promuovere, contestualmente all’approfondimento dell’indagine sulle famiglie povere, la percezione e la conoscenza del problema della povertà da parte dei giovani adolescenti, negli stessi territori oggetto di indagine, attraverso il coinvolgimento delle scuole e delle realtà associative, nella forma già attuata nella precedente ricerca sul “Reddito minimo di inserimento a Massa Carrara”.
• Destinatari:famiglie povere correntemente rappresentate come nuclei che necessitano di aiuto dai servizi sociali, dalla loro famiglie d’origine, che esprimono un’elevata domanda di assistenza, come destinatari di interventi di welfare.
• Azioni da realizzare e risultati da conseguire: la ricerca-azione prevede due fasi di svolgimento:
A) una prima fase comprenderà:
1. l’individuazione di tre aree territoriali, una a prevalenza rurale, una con caratteristiche di distretto industriale e di periferia urbana ed una urbana (sono state già prese in considerazione, d’intesa con la Regione Toscana e l’Ufficio Scolastico Regionale, la zona di Grosseto per l’area rurale, la costa livornese per l’area periferica e industriale, Livorno per l’area urbana).
2. Il contatto con le amministrazioni locali dei territori interessati dalla ricerca, delle associazioni di volontariato e della scuola per organizzare la ricerca-azione attraverso:
• l’individuazione dei testimoni privilegiati da intervistare,
• il reperimento di volontari da formare per raccogliere le storie di vita,
• l’individuazione delle famiglie da coinvolgere nella ricerca,
• il coinvolgimento delle scuole nello svolgimento di un tema in classe sulla povertà.
3. La formazione degli insegnanti che promuoveranno lo svolgimento dei temi nelle loro classi e la formazione dei volontari.
4. Lo svolgimento dei temi e l’analisi di questi attraverso griglie interpretative con il coinvolgimento della scuola stessa.
5. Lo svolgimento delle interviste a 15 testimoni privilegiati nei tre territori interessati.
B) Nella seconda fase si prevede:
1. la formazione del personale volontario che assicurerà lo svolgimento dell’indagine con le famiglie povere e l’approntamento di strumenti metodologici innovativi sul piano relazionale e di monitoraggio dell’esperienza pilota.
2. la realizzazione dell’indagine qualitativa sulle 15 famiglie povere, 5 per ogni territorio, attraverso la metodologia delle “storie di vita” e della “osservazione partecipante”. Verranno individuate per lo più donne che presentino le seguenti caratteristiche:
• abbiano un’età non superiore ai 40 anni;
• si trovino in condizioni di povertà;
• costituiscano dei nuclei monogenitoriali;
Le famiglie che hanno queste caratteristiche saranno prioritariamente selezionate dagli elenchi delle famiglie che ricevono prestazioni assistenziali dai comuni e dalle associazioni di volontariato.
3. la presentazione a livello regionale dei risultati della ricerca nell’ambito di una iniziativa pubblica da concordare con la Regione Toscana.
4. Il coinvolgimento delle scuole medie superiori delle tre zone prese in esame procederà attraverso una fase di restituzione dei risultati della ricerca alle classi coinvolte, e il contatto con le associazioni del territorio per integrare la riflessione sui risultati della analisi dei temi e proporre una conoscenza ulteriore del territorio e delle sue caratteristiche.
• Metodologia: le “storie di vita” appaiono lo strumento di osservazione più efficace per cogliere in quali termini e con quali modalità si esprima l’impegno di cura della famiglia, non solo al suo interno nelle relazioni tra i suoi componenti, nelle risorse che riesce a mobilitare per fronteggiare eventi patologici o assumere decisioni di cura; ma anche relativamente ai processi che riesce ad attivare per un inserimento nel proprio ambiente, come capacità di mantenimento, sviluppo e promozione di relazioni di sostegno sociale nell’ambito della parentela allargata e del vicinato, in termini di mediazione tra servizi e singolo individuo.
• Persona da contattare: Claudio Calvaruso.