
data di pubblicazione: 1987
Collana: Vecchi e nuovi bisogni
Autori: Lucio Testa
Il tema della povertà e dei nuovi bisogni, può essere visto, oltre che nella sua globalità, più approfonditamente nei settori prevalenti di intervento sociale in modo da coglierne le articolazioni e i meccanismi delle loro manifestazioni.
Un tale approccio consente di evidenziare le specificità concrete che condizionano sia i modi di vita che i comportamenti dei vari soggetti interessati.
Lo scopo di questo breve saggio è proprio quello di esaminare nel concreto le varie aree di poertà materiali e immateriali legate e connesse al comparto abitativo, cercando di chiarire oltrechè l’entità del fenomeno, le cause e i possibili rimedi idonei a superare, sia pure con gradualità, le situazioni più incancrenite e penose.
Se è vero che il problema della casa non è più, nella sua globalità, così drammatico come alcuni anni addietro, in quanto la pressione della domanda si è andata attenuando nel tempo, grazie ai milioni di alloggi di nuova costruzione promossi dalla mano pubblica e dai privati, è altrettanto vero che restano zone di insoddisfazione, di bisogni, di povertà vecchie e nuove che nè lo stato nè il mercato hanno intaccato.
é questo il momento di aggredire gli “zoccolo duri” del disagio abitativo e di affrontare i nuovi voli dei vecchi fenomeni, non dimenticando che la domanda solvibile va sempre più restringendosi e dimensionandosi a livelli senz’altro più ridotti rispetto al passato.
Un appuntamento importante dovrebbe essere quello del nuovo piano pluriennale dell’edilizia pubblica che a seguito dell’esaurimento dei programmi della legge 457/78, già sta formando oggetto del dibattito tra gli addetti ai lavori.
Esiste infatti una coincidenza non casuale tra le situazioni di povertà più ampie e diffuse e le sfere in cui meno efficace è stato l’intervento pubblico.
Così, solo per fare alcuni esempi va rilevato che la programmazione del vecchio piano decennale non ha scalfito le aree della domanda in locazione e del recupero del vecchio patrimonio, non ha consentito interventi specifici per giovani coppie e per anziani.
Ancora l’abusivismo e la decadenza di pezzi di città, centri storici e periferie, sono conseguenza di carenze di programmazione, di stanziamenti di fondi, di latitanze pubbliche e private, specie al liello locale, che hanno indotto ed aggravato le situazioni di povertà, molto spesso già esistenti e provenienti da tempi lontani.
La nuova domanda, che nei prossimi anni potrà alimentare in modo non trascurabile il mercato, potrà essere quella delle povertà riscattate, semprechè si pongano le condizioni di sostegno, di programmi idonei sia di nuove costruzioni ma sopratutto di recupro del vecchio patrimonio, che consentano la decompressione delle situazioni di povertà.
Un tale approccio consente di evidenziare le specificità concrete che condizionano sia i modi di vita che i comportamenti dei vari soggetti interessati.
Lo scopo di questo breve saggio è proprio quello di esaminare nel concreto le varie aree di poertà materiali e immateriali legate e connesse al comparto abitativo, cercando di chiarire oltrechè l’entità del fenomeno, le cause e i possibili rimedi idonei a superare, sia pure con gradualità, le situazioni più incancrenite e penose.
Se è vero che il problema della casa non è più, nella sua globalità, così drammatico come alcuni anni addietro, in quanto la pressione della domanda si è andata attenuando nel tempo, grazie ai milioni di alloggi di nuova costruzione promossi dalla mano pubblica e dai privati, è altrettanto vero che restano zone di insoddisfazione, di bisogni, di povertà vecchie e nuove che nè lo stato nè il mercato hanno intaccato.
é questo il momento di aggredire gli “zoccolo duri” del disagio abitativo e di affrontare i nuovi voli dei vecchi fenomeni, non dimenticando che la domanda solvibile va sempre più restringendosi e dimensionandosi a livelli senz’altro più ridotti rispetto al passato.
Un appuntamento importante dovrebbe essere quello del nuovo piano pluriennale dell’edilizia pubblica che a seguito dell’esaurimento dei programmi della legge 457/78, già sta formando oggetto del dibattito tra gli addetti ai lavori.
Esiste infatti una coincidenza non casuale tra le situazioni di povertà più ampie e diffuse e le sfere in cui meno efficace è stato l’intervento pubblico.
Così, solo per fare alcuni esempi va rilevato che la programmazione del vecchio piano decennale non ha scalfito le aree della domanda in locazione e del recupero del vecchio patrimonio, non ha consentito interventi specifici per giovani coppie e per anziani.
Ancora l’abusivismo e la decadenza di pezzi di città, centri storici e periferie, sono conseguenza di carenze di programmazione, di stanziamenti di fondi, di latitanze pubbliche e private, specie al liello locale, che hanno indotto ed aggravato le situazioni di povertà, molto spesso già esistenti e provenienti da tempi lontani.
La nuova domanda, che nei prossimi anni potrà alimentare in modo non trascurabile il mercato, potrà essere quella delle povertà riscattate, semprechè si pongano le condizioni di sostegno, di programmi idonei sia di nuove costruzioni ma sopratutto di recupro del vecchio patrimonio, che consentano la decompressione delle situazioni di povertà.