TITOLO PROGETTO:  Basket di strada per l’integrazione sociale e per il recupero dei luoghi di aggregazione per giovani immigrati.

COMMITTENTE: Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali

ENTE REALIZZATORE: Polisportive Giovanili Salesiane PGS

ENTE ASSOCIATO: Fondazione Laboratorio per le Politiche Sociali Labos

DESTINATARI: 300 giovani, tra italiani e immigrati di prima e seconda generazione

DURATA: 18 mesi

OBIETTIVI DEL PROGETTO: promuovere l’integrazione sociale per giovani di tutte le nazionalità attraverso la diffusione dello Street Basket in luoghi di aggregazione giovanile

FASI DEL PROGETTO:  La storia del grande basket americano passa attraverso i playground, i campetti di quartiere nei quali molti degli idoli dei ragazzi di oggi si sono fatti (e rotti…) le ossa. Allo stesso tempo, la storia della palla a spicchi si intreccia, negli USA, con la storia della progressiva emancipazione delle minoranze etniche: si tratta di uno dei più evidenti esempi di come lo sport aiuti a mettere in primo piano il divertimento e la passione comune, e a concepire le differenze come risorse e non come ostacoli allo stare insieme.

Lo street basket, ormai sempre più diffuso anche in Italia, è apparso come una grande risorsa per l’integrazione multiculturale non solo per la sua storia, ma soprattutto per la sua intrinseca natura di sport “poco strutturato”: al centro c’è il gioco, il divertimento, la spettacolarità; le regole devono rimanere poche ed essenziali. Ciò che conta è che gli atleti si mettano in gioco, mostrino cosa sanno fare, si lascino andare; si prova a vincere, ma se si perde poco male, si rigioca subito, magari mischiando le squadre. Sul campo conta la preparazione tecnica, ma anche e soprattutto la lealtà, l’onestà, il fair play. Chi non rispetta queste regole di base, difficilmente potrà trovare il suo spazio nei playground.

Per valorizzare la grande risorsa rappresentata da questo sport si è proceduto, nell’ambito dell’iniziativa, con diverse azioni: per primo un momento formativo per gli allenatori utile ad affinare le competenze tecniche sullo street basket 3 contro 3, come anche a ragionare insieme ad esperti su cosa significhi utilizzare lo sport per promuovere l’integrazione di giovani immigrati, e su come questa si possa effettivamente realizzare nello specifico contesto di provenienza. Successivamente, le associazioni sportive hanno avviato l’attività sportiva di basket 3 contro 3 in 15 regioni italiane, coinvolgendo in totale circa 300 ragazzi di ogni nazionalità, in media dai 13 ai 24 anni di età.

Ogni associazione ha potuto modellare la proposta in base alle esigenze del proprio territorio: si tratta di realtà di periferia, che operano per lo più in luoghi ad alta densità multietnica, ma con una carenza strutturale di spazi e servizi dedicati ai giovani e allo sport che porta, spesso, i ragazzi del luogo a non avere la possibilità di praticare attività fisica, ma anche solamente di avere uno spazio sicuro e presidiato dove incontrarsi, conoscersi, creare amicizie. Se a questo aggiungiamo il concreto rischio che i pregiudizi, l’intolleranza, il razzismo si diffondano a macchia d’olio in aree urbane dallo scarso tessuto culturale, ecco che in molte periferie vediamo realizzarsi l’emarginazione, la segregazione, l’isolamento di ragazzi e ragazze stranieri che spesso faticano a creare rapporti al di fuori della propria comunità nazionale (laddove è presente).

L’attività sportiva di 3 contro 3 è stata condotta laddove possibile entro playground pubblici, incoraggiando i ragazzi a sfruttarli ma anche a prendersene cura. Così facendo, sono nati (o si sono ampliati) veri e propri gruppi multiculturali, tenuti insieme dalla passione comune per lo sport, ma anche dall’appartenenza ai luoghi, al quartiere, che magari fino ad allora aveva offerto poco.

E’ estremamente interessante provare a capire ciò che avviene entro questi gruppi, cosa favorisce l’integrazione sociale e cosa invece la ostacola: per fare questo si è lavorato su un’attività di ricerca psicosociale, in cui i ragazzi sono stati i protagonisti. A ognuno di loro, attraverso questionari e discussioni di gruppo, è stata data l’opportunità di parlare della propria esperienza sportiva e di gruppo, dei benefici che se ne sono tratti, ma anche di quali sono i limiti. Non solo: si è chiesto, ai diversi gruppi, quali sono le regole da seguire perché il playground sia davvero spazio di incontro e di integrazione tra diverse culture. Dai risultati di queste attività è scaturito un Manifesto del basket 3 contro 3 da utilizzare e promuovere presso i luoghi di aggregazione.

Al termine del progetto, sono stati realizzati eventi sportivi in ogni regione, ad ampia partecipazione di giovani del territorio e loro familiari, senza tralasciare momenti di convivialità e incontro a margine di questi.

Nel corso di 3 di questi eventi, a Roma, Milano e Reggio Calabria, sono stati intervistati i protagonisti di quelle che sono state tra le realtà più attive e rappresentative incontrate durante il progetto. Da queste interviste è nato un video-documentario, di cui si può vedere una sintesi dei momenti più salienti:

https://www.youtube.com/watch?v=EYkJ9YeSQgU

PERSONA DA CONTATTARE: Anna Calvaruso